Visualizzazione post con etichetta libri. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libri. Mostra tutti i post

martedì 10 dicembre 2013

Elogio del tempo che passa (lento) e va

Recentemente su Facebook la scrittrice Mara Roberti che ho tra i miei contatti, ha postato un articolo sul fatto che in ogni donna latita una Grimilde, pronta ad avventarsi per invidia e per paura di perdere il proprio primato di bellezza, sulle figlie adolescenti in fiore.

Lì per lì ho commentato dicendo che l'adolescenza spesso è presa come meta ultima, e perciò si crea competizione tra generazioni diverse.
Ma anche cercando di restare in guardia dalle possibili derive da matrigna nella relazione con mia figlia, se l'idea di fondo è che il tempo è cattivo, perchè passa, e passando ci deruba di tutto ciò che noi non siamo in grado di afferrare o trattenere, opportunità, successi, realizzazioni ,obbiettivi, bellezza, prima o poi non riuscirò a sottrarmi al confronto.
Allora, io ho 40 anni. La mattina mi guardo allo specchio e sono spesso soddisfatta di quanto vedo molto più di quanto non lo fossi, se mai lo sono stata, a 13 anni, 27 kg 3 figli e 1 marito fa. Perchè è facile essere belli a 13 anni, quando tutte le cellule del tuo corpo sono lì attaccate alla tua spina dorsale e fanno fronte comune contro il  mondo che non conoscono, temono e non desiderano esplorare.
Ma esser belli quando l'entropia comincia a scompaginare l'insieme nell'inesorabile processo che porterà a sparpagliarti come polvere,  quando ogni cellula desidera essere in un posto diverso del mondo, questa è la vera sfida.
L'eterna giovinezza non esiste e cercarla nella lotta contro l'entropia è una strategia perdente. E i risultati sono imbarazzanti operazioni di chirurgia plastica, uso improprio dell'abbigliamento che crea l'effetto"dietro-liceo-davanti-museo", e a volte anche sfumature di tintura per capelli ritenute luminose e invece scivolate nel rosso menopausa.
Il nostro vero nemico non è il tempo ma siamo noi stessi. Quanto più tempo siamo stati capaci di dedicare a cercarci e ad avverarci, tanto più saremo immuni all'andar dei giorni.
Perché non è vero che il tempo cambia le cose, basta guardare cosa accade alle cose grandi, come le montagne, per capire cosa accade a noi nel piccolo, come guardandoci al microscopio: col tempo ci si assesta, si attenuano gli spigoli, si riescono a dissotterrare luoghi nascosti, ma si resta sostanzialmente quello che si è , anzi si diventa quello che si è .
Ed è proprio l'entropia a consentircelo. Perchè tutto ciò che non ci appartiene al nocciolo se ne va, casca, decade, e quel che resta è quello che siamo. Restano i traguardi, le conquiste, quelle raggiunte a fatica a prezzo di tanto sudore e lacrime, quelle che han mosso il nostro cuore e il nostro umore verso l'eterea brezza della felicità.
Restano i segni sul viso, così interessanti come frasi di una storia, la MIA storia, quella che nessun adolescente potrebbe raccontare, ma vorrebbe forse sentirsi raccontare, giusto per capire dove si va , dopo, passata questa fase di sbattimento, dopo, cosa c'è? altro sbattimento per i jeans e il trucco? no dai!
Restano le mani, che invecchiano al tempo giusto, non segnano mai un anno più nè un anno meno, e nessun chirurgo spiana impietosamente, ci avete fatto caso?
E' vero, il corpo è meno stagno e compatto, ma è comodo come una poltrona che ti avvolge, priva della respingente rigidità da materasso ortopedico che non cede di un centimetro per accoglierti.

Intanto però se ne sono andate via anche le paure, e i tanti sogni che in realtà sogni non erano, ma fantasie, e non avrebbero aggiunto una virgola a chi sei ora, perciò ormai non hai bisogno di un corpo che faccia fronte unico, basti tu a tenere il resto del mondo al suo posto.
Cosce chiappe seno e pancia vadano dove vogliono.
Ben venga, e ben se ne vada il tempo, la sostanza non cambia anzi affiora, ed è lì per sorprenderci.


Buona giornata a tutti

lunedì 18 novembre 2013

autostima moderata

Vorrei cominciare la settimana con questa copertina:

e portare l'attenzione all'articolo: " Sopravvalutarsi senza alcuna convinzione".
Perché è un po' quel che mi sta capitando. Arrivata alla veneranda età dei 40 anni, età in cui peraltro nella specie umana si comincia a morire con una certa normalità, mi sono finalmente accorta di aver acquisito un certo numero di competenze. Vuoi per la mia formazione scolastica, di impronta assolutamente umanistica, vuoi per la mia abilità manuale un po' più su del semplice uso del pollice opponibile, vuoi per la mia forma mentis, affatto logica però in grado di creare connessioni tra ambiti diversi, mi accorgo che il tempo non è passato in vano e che non ha più senso trincerarmi dietro l'handicap della mancata formazione tecnica per non sgomitare legittimamente per trovare un posto dove voglio io. Poi se il talento non c'è tornerò nei ranghi e mi rassegnerò a far quel che sono preparata per fare, qualsiasi cosa essa sia.
Epperò... chi come me è incapace di sovrastimarsi e talvolta anche di stimarsi a ragione, quando lo fa si sente come chi precipita sul palcoscenico a scena aperta e deve raccontare una barzelletta, oppure come un Dodo, condotto senza dubbio al baratro da un assolutamente immotivato ottimismo(" guardava al futuro con l'inguaribile ottimismo di un dodo", citazione da Leo Ortolani).
E infatti non posso non dire che mi son trovata per le mani, grazie al corso di cui vi parlavo qui, un bellissimo racconto, seppur tradotto un po' coi piedi. E io , con tutta la mia preparazione umanistica blablabla, non sapevo che fosse niente popodimeno che del padre fondatore, insieme a J.Verne, del genere fantasy, H.G.Wells.  E non avrei dovuto riconoscerlo dal titolo o dal testo, c'era proprio scritto, e   io non sapevo chi fosse...
mia tavola per Viaggio al centro della terra di J. Verne 
Volendomi però Sovrastimare seppure senza convinzione, adduco una giustificazione e cioè che ho fatto francese, io alle medie, e anche nei due anni di ginnasio. E poi ai corsi di lingua inglese ti insegnano che il gatto è sopra o sotto il tavolo e come si dice ingegnere addetto alle vendite, ma non parlano mai di letteratura, la colpa è della gente che sono invidiosi!!!

Qui trovate tutte le copertine edificanti di starmale!
Invece per provare un po' di empatia nei miei confronti vi consiglio assolutamente di leggere La vita meravigliosa dei laureati in lettere di Alessandro Carrera,  Sellerio editore.

giovedì 14 novembre 2013

Il perché e il percome

Quando, oramai sei anni fa, andai a Sarmede per frequentare una settimana di corso con il maestro Junakovic sapevo solo che nelle mie giornate mancava il colore e avevo bisogno di imparare ad usare l'acrilico.
Ero giovane e durante le lezioni mi ero lasciata guidare fino a far emergere dal mio immaginario le mie emozioni. Alcuni dei risultati di quella settimana di lavoro sono ancora insuperati nella mia, per altro scarsa, produzione successiva.
una delle tavole prodotte durante il corso a Sarmede

In seguito ho frequentato altri corsi con altri illustratori, editori, artisti, corsi brevi corsi lunghi.
Perchè dal bisogno di maneggiare i colori è nata l'ambizione di riuscire a diventare illustratrice.
Ambizione faticosamente coltivata, in lotta sempre col mio io che mi dice di lasciar perdere, che vuoi fare tu che hai fatto il classico, che ne sai tu di libri e pennelli, di ritmo tra le pagine e di colori che reggono alla stampa? Che ne so? Niente, eppure non sono ancora riuscita a trovare una vera motivazione per lasciar perdere. C'è solo una cosa. Mi ero data un ultimatum. Mi sono detta che se nel giro di 3 fiere del libro non fossi riuscita a produrre qualcosa in grado di interessare un editore avrei lasciato perdere e avrei continuato a dipingere i biglietti di Natale per le mie zie, consolazione e gioia della mia arte. Fin'ora sono stata solo 2 volte alla fiera del libro di Bologna.
Così per affrontare la fase finale della mia avventura artistica, per non avere alibi, per tirar fuori tutta la mia potenzialità, mi sono iscritta all'ennesimo corso, ma questa volta molto specifico.
Si tratta di un corso con l'illustratore Miguel Tanco dal titolo programmatico: LABORATORIO –ILLUSTRAZIONI di ALBI ILLUSTRATI- Corso Base (Preparazione di un progetto personale per Bologna Book Fair 2014).
Il corso è iniziato solo settimana scorsa ma mi ha mostrato subito che non puoi cercare lavoro nel mondo dei libri se non sei disposto a metterti in gioco e attingere al tuo mondo personale.
Così, di punto in bianco, il primo giorno di corso, mi sono trovata di fronte ad una grandissima difficoltà: rientrare nel mio mondo.
"Dentro di me c'è una melodia che a volte vorrebbe tanto essere tradotta in parole sue. Ma per  la mia repressione, mancanza di fiducia, pigrizia e non so che altro, rimane soffocata e nascosta", ( Etti Hillesum, Diario 1942-1943, Lunedì mattina, 20 ottobre).
Mi aspetta un lavoro difficile, come ripercorrere tutto il tragitto di una giornata per ritrovare le chiavi di casa, smarrite chissà dove.
Ma non chiedetemi se sono pronta, perchè sono cresciuta negli anni Ottanta, non potrei che rispondervi in un modo: 


lunedì 11 novembre 2013

I casi della vita, un altro aspetto di New York


Vi ho parlato del mio viaggio a New York, riportando impressioni e sensazioni per tradurre in parole un'esperienza che mi piace considerare esclusiva, ma che non lo è. Mentre noi lottavamo con i contrattempi che sembravano volerci dire : "non andate", altre due coppie di nostri amici, autonomamente organizzavano lo stesso viaggio in altri periodi dell'anno. E poi c'era la folla degli amici di un mio amico, fratelli di un conoscente del mio collega, mamma della cugina del mio vicino, insomma tutti quelli che poi nel conteggio delle statistiche diventano 40 milioni di visitatori all'anno.

Nel mio viaggio entrano le esperienze di altri, sotto forma di consigli, ( se ti capita entra da Fao Schwarz), di desiderio di vedere ( voglio assolutamente percorrere la High line), di convinzioni ( tutti quelli che ho sentito hanno girato a piedi, non ci serve la metropolitana!!!).
Così succede che veramente il marito della cugina di mia mamma si chiama Enrico De Carli ed è un musicista bravissimo e ha suonato al nostro matrimonio, e non solo lui suona, ma anche scrive, e ha ambientato una pièce teatrale nella cornice di un lussuosissimo Hotel di New York, e quella pièce a luglio é diventata un libro: Tea for Two.
Così per una suggestione scendendo verso la  Grand Central Station siamo passati davanti all'ingresso del Waldorf Astoria in Park avenue. 
Qualcuno più poeticamente ha detto che nessun uomo è un isola.
Decisamente le nostre migliori esperienze godono di una confortante compagnia che forse le rende ancora più vere!




giovedì 7 novembre 2013

NEW YORK NEW YORK

C'era l'occasione: festeggiare 10 anni di matrimonio.
Così abbiamo deciso di farlo andando a New York, in ottobre, coi colori dell'autunno a Central Park.
La genesi del viaggio è stata ovviamente complicata: sarebbe stato impossibile che non accadesse nulla da quando abbiam comprato i biglietti a quando siam partiti. Un po' di accanimento nella sorte c'è stato però, è indubbio!
Comunque sia, alla fine siam partiti e per tutto il tempo in cui siamo stati la c'è stato il sole, e una temperatura fantastica.
Perchè vi parlo del viaggio a New York? Perchè è stata un'esperienza cromatica e sensoriale.
I colori dell'autunno, qua e là sugli alberi, il cielo azzurro, il fiume no, la molteplicità dei quartieri, ciascuno con sue caratteristiche, tutte diverse che ti danno l'impressione di aver visto non una ma mille città, le zucche di Halloween, i costumi, i taxi gialli.


aiuole

Ma anche i profumi, gli odori, di cibo, di spezie, di fritto, di caffè, caffè a litri, in bicchieri che noi troviamo grandi anche per le bibite.
E i suoni, rumori clackson grida, le voci degli americani, sempre un po' tra il Jhon Wayne e Paperino, il vento.
Manatthan Bridge da Brooklyn

taxi sulla Park Ave

via di Brooklyn

E il suono della città, un brusio di sottofondo, come uno stormir di foglie, un fluire d'acqua, sempre incessantemente. New York ha un suono. Ipnotico.

edificio in Upper East side
Central Park

Una città bellissima, niente a che fare coll'inquietante scenario delle centinaia di crimini efferati che siamo abituati a vedere in tivù. Pulita, pedonale, aperta.
E poi gli americani di New York sono un po' meno cow boy che altrove, direi un po' europei, con tutto il buono che il termine comporta. 
Certo fa un po' ridere andare fino a New York per vedere i quadri dei pittori francesi, del resto sono stati i francesi con Napoleone a insegnare al mondo a prendere e portar via tutto, per lo meno gli americani quel che espongono lo hanno pagato... 
Il viaggio a New York è stato ricchissimo, e prima che  turistica è stata un'esperienza culturale.
Certo in pochi giorni non si può che averne un'impressione fugace, infatti mi piace pensare che questa sia stata solo la PRIMA volta che sono stata a New York.
Prima o poi tornerò, spero non tra altri dieci anni, per vedere tutto quel che non ho visto, per superare meglio il Jet lag che mi ha stesa, per passeggiare senza la frenesia del "oddio, il tempo passa". E per entrare nel Crysler building, che di tutti i grattacieli del mondo è a mio avviso, il più bello, elegante, fiero.
E poi il parco. Mi è rimasto nel cuore. Pulito, colorato, bellissimo.
Una bella esperienza, come una ventata d'aria fresca quando apri le finestre di una camera dopo il sonno notturno.
Buon giorno a tutti, ragazzi, sono stata a New York!


Buoni come il Pane

Da un po' di tempo a questa parte, a ragione di un doveroso bagno di umiltà, ho iniziato a studiare i libri illustrati che mi piacciono.
Intendiamoci: studiare è un termine forte, forse è più corretto dire esaminare, perchè, se nel primo termine è insita una presupposta competenza, la presa in esame lascia grande spazio all'imperizia dell'esaminatore, dando quindi ai risultati dello studio la leggerezza dell'imperfezione che il tono cattedrattico dello studio invece non ha.
Perciò dicevo, mi sono messa ad esaminare libri che così per pura simpatia epidermica trovavo interessanti.
Uno di questi è  I pani d'oro della vecchina di Annamaria Gozzi e Violeta Lopiz, edito dai Topipittori.

I Pani d'Oro della Vecchina, copertina
Del libro ero venuta a conoscenza tramite il blog dell'editore, in cui racconta le genesi lunga della pubblicazione.
La storia è una fiaba classica, la si trova citata come la storia della vecchina che ingannò la morte o anche come la storia della Befana e del perchè ogni anno per l'Epifania porta i dolci.
L'autrice l'ha riscritta con poesia, ed è molto toccante scoprire che la Vecchina inganna la Morte con la Vita.
Parallelamente alla storia scritta scorrono le illustrazioni. E la parola scorrere non è a caso: ogni immagine porta un movimento come un'onda che travolge e sconvolge i protagonisti della storia.
Arrivo della morte
mio studio del movimento a onda
Nella pagina hanno spazio pochissimi elementi, il boschetto, la casa,  che man mano oltretutto si defilano fissando l'attenzione sui protagonisti la Morte e la Vecchina che smettono di essere i personaggi del libro per far scattare l'immedesimazione: quelle sulla pagina sono la tua morte e la tua vita, che carte giochi?
I disegni a vederli così sembrano quasi un po' buttati lì, la vecchina è brutta, la faccia lunga, un nasone. Ad un primo sguardo l'artista universalmente incompreso che alberga in me stizzito ha esclamato: eh maddai, io potevo fare meglio!, ma poi ho ripreso un po' di senso critico e ho guardato le immagini con un'altro occhio, per capirle.
In un commento al post del blog dei Topipittori l'autrice delle immagini, Violeta Lopiz, con un atto di generosità degno dei grandi artisti, ha indicato l'indirizzo del quaderno-blog di lavoro su cui ha annotato tutto il lungo processo creativo. 
Violetta Lopiz, studi preparatori

Mi si è aperto un mondo. 
Dietro ogni tratto, di più, dietro ogni vuoto nella pagina ci sono centinaia di prove e ripensamenti e studi. Quei pochi sussurrati tratti delle illustrazioni riempiono la pagina perchè nascono da un lungo 
pensiero.Niente che nasca in fretta e senza fatica può avere un tale spessore.
Un libro davvero denso, io l'ho ricevuto per Natale l'anno scorso... vedete voi!




mercoledì 6 novembre 2013

comprar libri

Carissimi,
da oggi dal mio blog potete accedere direttamente al portale della libreriauniversitaria.it per fare i vostri acquisti on line di libri cd dvd e videogiochi.
trovate il banner qui accanto e da li cercare quello che vi occorre ed entrare.
Peraltro adesso c'è l'opportunità di avere la consegna a 1 euro.
Natale è vicino!!!!

mercoledì 9 maggio 2012

il GGG

" Un sogno non ha bisogno di niente, se è un buon sogno aspetterà pazientemente che lo si liberi perchè possa fare il suo lavoro. Se è un sogno cattivo, farà di tutto per cercare di scappare".Da il GGG Roald Dahl
Questo mi dice che il mio è un buon sogno!!

sabato 14 aprile 2012

Nostalgia di illustrare, 4

Capitolo dei concorsi, dove si racconta di come l'illustratore esordiente partecipi a tutte le manifestazioni di cui viene a conoscenza svenandosi in costi di spedizione e restituzione delle tavole, e talvolta anche di partecipazione.
Ecco. Il buono dei concorsi, almeno finchè non vinci, cosa che ancora non mi è capitata, è che sono spesso legati a manifestazioni o conferenze concomitanti con la premiazione dove puoi incontrare altri illustratori, editori, artisti vari, assessori, organizzatori, entusiasti visitatori, estimatori del genere.
Non so se vi è mai capitato di andare ad una degustazione di vini: arrivi in enoteca, ti offrono dei salumi, e un bicchiere di vino. Lo stesso vino per tutti. Tu lo bevi e dici, buono! Il sommelier lo guarda lo squote lo agita lo beve e fa dei gargarismi da fare inorridire Giovanni della Casa, magari anche lo sputa e dice: si sente un sottofondo di ananas, ma non fresca, sciroppata.
No, guardi, vien da dire, quello non è il vino, si chiama alitosi, si cura, di solito, con una dieta in bianco e basta alcool per un po'.. se vuole le do un numero , non so i loro nomi... ma si ritrovano ogni settimana a parlare proprio di questo....
Ovvero, ai concorsi di illustrazione non si può andare da profani. Se mostri il fianco e fai capire che sei neofita del genere, che non hai tutti i libri di Fabian Negrin e magari la tua mamma non ti ha letto il libro di Sendak, sei perduto.
Maurice Sendak, nel paese dei mostri selvaggi



 
Odi profanum vulgum et arceo.

mercoledì 21 marzo 2012

La principessa senza sorriso

C'era una volta una principessa che non rideva mai.
Ci avevano provato in tanti e in tutti i modi, ma nessuno era mai riuscito a strapparle  nemmeno un mezzo sorriso, tanto che il re suo padre aveva deciso di darla in sposa a chiunque fosse riuscito a farla ridere.
 Vicino al castello viveva Pippo in una povera casetta  insieme a sua mamma. Un giorno la mamma gli disse: - Pippo vai al castello e vedi se c'è qualche lavoretto per te.
Pippo andò e per tutto il giorno lavorò nel pollaio. Come ricompensa ricevette dodici uova.
Con le uova in mano Pippo si incamminò verso casa. Mentre passava sotto alla torre del castello si affacciò la principessa. Era così bella che Pippo rimase incantato, inciampo' e ruppe tutte le uova.
Quando arrivò a casa con l'unico uovo superstite la mamma gli disse:- Avresti dovuto metterle nel cappello.
Il giorno dopo Pippo tornò al castello, per tutto il giorno lavorò nelle stalle, mungendo le mucche.
Alla fine della giornata lo stalliere gli disse: prendi del latte. Pippo si ricordò le parole della mamma e mise il latte nel cappello.
Quando passò sotto la torre la principessa si affacciò di nuovo. Pippo fece un profondo inchino, poi si rimise il cappello e....splash!versò tutto il latte.
La sera la mamma gli disse:- Avresti dovuto metterlo in un secchio.
Il giorno dopo ancora Pippo lavorò nella stalla dei maiali, a fine giornata ricevette un maialino come ricompensa, si ricordò delle parole della mamma, cercò di mettere il maialino nel secchio ma il maialino scappò via.
- Avresti dovuto legarlo con una corda.- Gli disse la madre vedendolo arrivare a mani vuote.
Il giorno seguente Pippo lavorò nelle cucine del castello.
A fine giornata il cuoco gli diede un grosso pesce.
Pippo si ricordò delle parole della mamma e legò il pesce con una corda.
Lungo la strada però i gatti del castello si mangiarono tutto il pesce e quando giunse a casa era rimasta solo la lisca.
- Pippo, la prossima volta mettitelo sulle spalle.
Il giorno dopo ancora Pippo tornò al castello. Lavorò nelle scuderie e nei pascoli e a fine giornata il contadino gli regalò una mucca.
Pippo si ricordò le parole della mamma e si issò la mucca sulle spalle..
Barcollando sotto il peso dell'animale Pippo passò sotto la finestra della principessa. Al veder arrivare quell'uomo malfermo sulle gambe che portava un mucca che muggiva terrorizzata la principessa scoppiò a ridere a crepapelle.
Sentendola ridere il re accorse, vide Pippo e lo mandò  a chiamare: sarebbe diventato lo sposo della principessa.
Venne fatta chiamare la mamma di Pippo: da quel momento avrebbero abitato tutti insieme la castello
e vissero tutti felici e contenti

venerdì 9 marzo 2012

I miei omaggi

Ieri sera ho partecipato ad una serata mondana. Aperitivo di fine corso a casa dei Topipittori. Tralascio, per questioni di privacy inviolata, qualsiasi commento sulla casa/studio, un loft in uno spazio industriale, direi liberty, buttandola lì.
Dirò solo che l'invidia non mi ha rosa perchè in casa di due topi sarebbe sembrata una dilettante...
Alla serata erano presenti alcuni illustratori della loro "scuderia", che ho conosciuto con grande piacere perchè sono loro debitrice  di ispirazione e anche incoraggiamento.
Guido Sacarbottolo
Per esempio Guido Scarabottolo, al cui elogio della pigrizia devo la liberatoria sensazione che l'unico modo per arrivare al "mestiere" è trovare il mio modo di arrivare al mestiere, che nessuno può insegnarmi, se non il tempo, magari anche lasciato trascorrere così, a vuoto.
Massimo Caccia il cui "C'è posto per tutti" mi ha fatto divertire moltissimo, Alicia Baladan, Silvia Bonanni, Le Armadillo eccetera eccetera eccetera , una serata nel mondo dell'illustrazione, un lago in cui sguazzare dimenticando persino il cellulare, mi è piaciuto tanto tanto tanto tanto.
Non mi son sentita un pesce fuor d'acqua , e mi sono detta: Perchè no?
Massimo Caccia

giovedì 8 marzo 2012

Ab ovo, o a bovo che dir si voglia

In principio c'era un libro della collana IMPARO A LEGGERE CON TOPOLINO.

Cartonato edito dalla Disney raccontava una storia ambientata nel Far West. Protagonisti Paperone avaro ma non pigro possidente terriero e Paperina scaltra nipote in visita di cortesia.
La storia si intitolava Zio Paperone e la zuppa di bottoni.

Mi ha sempre affascinato. Credo che venga da lì la mia passione per le verdure.
Paperone chiude la dispensa alla sua ospite indesiderata, e Paperina senza perdersi d'animo intraprende una zuppa fatta d'acqua e un bottone ( d'osso, senz'altro, per il brodo..)
Paperina finge di annusare un incredibile profumino e abbozza un "certo che se avessi un po' di sale..."
e poichè più che l'amor può sempre il digiuno, Paperone cede, ma non sbraca, per cui via un ingrediente alla volta dissepolto dagli anfratti più remoti della casa, cantina, solaio, fienile,orto, infarcisce la zuppa di bottone di ogni ben di Dio..
L'adoravo, questa corsa segreta a reperire i viveri, e la zuppa che diventa sempre più saporita e finalmente profumata e attraente.
Risultato un calderone enorme di minestra da sfamare un intero paese, l'avaro sfamato e gabbato e tutto che torna alla normalità senza un plissé, perché , si sa, mangiar verdure fa bene e non lascia conseguenze.