venerdì 3 ottobre 2014

storia di due lettori

Il primo appuntamento Tommaso me lo ha dato un sabato mattina alla fiera di Sinigallia, a Milano.
Alle dieci eravamo alla darsena. Era maggio, il 5 per la precisione, e non lo dico per dovere di cronaca, ma per dare a tutti gli stessi indizi che ho decifrato io.
Ei fu. Siccome immobile dato il mortal respiro stette la spoglia immemore orba di tanto spiro così percossa e attonita la terra al nunzio sta muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale né più sa se una simile orma di pié mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà.
Questo ripetevo nella mente andando all'appuntamento, niente musica, niente messaggi di supporto da amiche e conoscenti.
ex libris per Tommaso

Tommaso aveva i jeans e una giacca blu. Alto, seminascosto dietro gli occhiali e altri strati di difese immunitarie emotive che io mi accingevo inconsapevole a mettere a dura prova come un virus influenzale con gli anticorpi.
Io avevo una giacca bianco sabbia, di gomma, di quelle fatte per sudare dopo essersi spalmate coi fanghi aticellulite, che però se fa freddo geli, se c'è un raggio di sole cuoci, e stranamente se piove ti bagni lo stesso, o forse è sudore, perciò tanto varrebbe bagnarsi di pioggia.
Passeggiammo per le bancarelle, soffermandoci solo a quelle di chincaglierie, coltellini multifunzioni con la dinamo per la ricarica della batteria della macchina, bussole a pinza da attaccare al block-notes, auricolari per cellulari, e di libri.
Da quella mattinata tornai a casa su consiglio di Tommaso, con un libro: Il paese sbagliato, di Mario Lodi.
Io Mario Lodi lo conoscevo bene, per via di Cipì, Tommaso per via di don Milani.
Anche questo lo dico per far capire cosa ho, o avrei dovuto, capire io.
Prima di congedarmi mi offrì un caffé seduti ad un bar in fondo a corso di Porta Ticinese. Ricordo che pagò £3000, e ci erano sembrate davvero tante.
Poi fuori dal bar Tommaso avrebbe preso il tram numero 3. Ne passarono 3 o 4 prima che salisse. E chi sta  a Milano sa cosa vuol dire in termini di tempo.
Domani saranno 11 anni che siamo sposati. Da quel sabato mattina di maggio sono passati 13 anni.
E ancora non ho ben capito come sia che un uomo che ti invita a uscire la mattina, e non la sera, ti porta a comprare libri e non vestiti, ti offre un caffè carissimo e non champagne e se ne va col tram e non con la macchina o la moto, sia entrato nella mia vita con la stessa impertinenza con cui un lettore entra nelle vicende dei libri che legge. Già perché siamo uno per l'altra libri aperti, ma questo non significa che non si debba spesso rileggere lo stesso periodo più di una volta prima di capirlo.
" Adesso basta parlare, che Stefanos è la sesta volta che risale a piedi fino al Pireo, se mi interrompi di nuovo muore di fatica prima che io possa sapere come finisce il libro", direbbe Tommaso.
caricatura di noi due sposi per i biglietti di ringraziamento

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