lunedì 7 novembre 2011

la poesia

“NOVEMBRE”

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. E' l'estate
fredda, dei morti.


leggendo questa lirica che Pascoli inserì nelle sue Myricae mi sono venute in mente molte cose.
Come è immediata la sensazione di distanza tra l'apparenza del sereno e la fredda estate dei morti che ne vanifica la bellezza.
Ho sempre amato moltissimo Pascoli.
Bistrattato per la sua poetica del fanciullino come se fosse cosa da poco, ha invece una fortissima capacità evocativa, ogni parola è usata a proposito e rimanda a ben più che il semplice significato letterale.
In un tempo in cui ogni linguaggio è svuotato di significato forse dovremmo rivalutare il ruolo della poesia nella nostra vita. Reimparare che una parola ha un preciso significato e solo se lo conosco può evocare atmosfere limitrofe.
Poesia. 
In una città in cui i bambini muoiono di smog, muoiono di abbandono, muoiono persino in bicicletta sotto gli occhi della loro mamma forse davvero ci resta solo da recuperare la poesia, perchè ogni parola e ogni gesto e ogni momento non sia sprecato, come se fosse l'ultimo

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