martedì 22 novembre 2011

l'ora della buona notte

Ci sono momenti della giornata che più di altri danno la misura delle priorità su cui si costruisce la quotidianità. Ci sono momenti della giornata in cui non basta semplicemente perseguire il bene comune di tutti i membri della famiglia, perché ciascuno si muove come una scheggia impazzita su un'orbita centrifuga. Ci sono momenti della giornata in cui si vorrebbe vivere da soli, perchè la presenza degli altri è solo fonte di conflitto e scontro tra la propria stanchezza e le esigenze del resto della famiglia.
Uno di questi momenti è quello che precede la cena e la messa a letto dei figli, specie se i figli sono piccoli e i genitori lavorano fuori casa.
A fine giornata infatti si diventa egocentrici, si ha urgentemente fame, sonno, bisogno di fare un bagno, guardare la tivù stare in braccio giocare coi giochi che per tutto il giorno ci si è dimenticati eccetera eccetera. Anche i genitori vorrebbero poter dire ho fame e trovarsi magicamente il piatto davanti, o dire aiuto e scoprire di avere in casa una tata come Mary Poppins che ti consegna i figli sgrassati nutriti e in pigiama, pronti per un bacio, due preghiere e una favola, possibilmente breve, ma in ogni caso più lunga di quanto ci vuole ai bambini per addormentarsi.
Invece Mary Poppins non c'è e dietro ogni azione sta in agguato lo scrupolo: ho cucinato la pasta al pomodoro, sarà una cena bilanciata, o l'ho fatto solo per far prima? Ho fatto la doccia ai bambini, l'ho fatto per lavarli o per far prima rispetto al bagno in vasca? Ho messo i bambini a letto alle otto e mezza, perchè erano stanchi o non è piuttosto per togliermeli di torno perchè non ce la facevo più?Forse dovevo tenerli svegli ancora un po': non mi hanno vista tutto il giorno...
Stanchezza fame scrupolo e senso di colpa non sono grandi consiglieri, eppure li ascoltiamo spesso con troppa attenzione.
Così come con troppa attenzione ascoltiamo Gesù che parla di dare la vita per gli altri, dimenticando che è lo stesso Gesù che ci promette la sua gioia affinchè la nostra gioia sia piena: sempre con l'idea che volersi bene non può che andare a scapito degli altri, e voler bene debba per forza avere una valenza martiriologica nella nostra giornata.
Invece non è così. Perchè non solo non c'è nulla di male a sapere che oltre ad un certo limite non si riesce ad andare, e pertanto è inutile provarci, ma ci sono tutta una serie di azioni che in sé non sono molto eroiche o nobili non sono di quelle di cui ci si vanta , ma fanno parte del prendersi cura dell'altro, indispensabili al suo benessere.
Così una sera, mentre asciugavo tre teste, sei piedi, tre schiene, e lavavo un numero inprecisato e ancora variabile di denti mi sono vista come quelle leonesse nei documentari di Quark che bloccano con le zampe i loro cuccioli che vorrebbero correre e saltare e li lavano ad ampie leccate. I cuccioli vorrebbero fare altro, ma credo che in realtà nessuno di loro rinuncerebbe ad una sola di quelle leccate.
Così da terribilis hora quella della cena, lavaggio e messa a letto é diventata l'ora del prendersi cura, della buona notte.
Non importa se nell'arco della giornata non sono riuscita a far dipingere i bambini, portarli al parco, far loro vedere il film che sono giorni ormai che mi chiedono. Pazienza se non ho ancora trovato tempo per il flan di spinaci la torta di mele o le lasagne al ragù. Quando io sono stanca e loro sono stanchi la cosa migliore che posso offrir loro è una cena semplice, il rispetto per la loro conversazione, per la loro fame, per gli orari dettati dal loro fisico, dalla loro stanchezza. Una cura dell'igiene essenziale e tranquilla dove ogni gesto è solo un surrogato dell'abbracciare e accarezzare. Una messa a letto serena, perchè dormire è bello e svegliarsi riposati lo è ancora di più, pazienza se non finiremo mai Pinocchio o il mago di Oz perchè c'è il tempo e l'energia solo per leggere un'unica pagina. Però si crea il rito, rassicurante -e anche comodo, per dirla tutta, perchè rende automatici i gesti. Per cui si sa che prima ci si lava, poi si mette il pigiama poi si mangia poi si lavano i denti, poi si va in camera a finire di giocare e riordinare, poi si legge una storia poi si va a letto si spegne la luce si dicono le preghiere e nel buio uno alla volta la mamma e il papà danno a ciascuno la buona notte.
La serata è ancora all'inizio, i bambini già a letto, ad averne la forza c'è ancora tempo per parlare tra marito e moglie, da adulti con delle pause nella conversazione...
( in "l'eco del Giambellino" novembre 2011)

Nessun commento:

Posta un commento